LA CRISI DELLE VENDITE AL DETTAGLIO NEGLI STATI UNITI E LO SCENARIO ITALIANO
Negli Stati Uniti la crisi delle vendite al dettaglio è sempre più profonda e incontrollabile.
Uno dei punti di riferimento globali dello shopping, Manhattan, con le sue strade principali dedicate al traffico pedonale è popolata da spazi commerciali in affitto che sono in stato di abbandono.
Spazi vuoti da mesi, alcuni da anni.
Contiamo nell’ordine delle migliaia le saracinesche calate, dimostrando come la vendita al dettaglio, ultimo anello della catena di distribuzione, sia in crisi ormai da tempo negli Stati Uniti.
STIMA
Credit Suisse stima che solo negli Stati Uniti chiuderanno nel 2019 8.640 negozi, rapportabili ad un’area di circa 15 milioni di metri quadrati destinati alla vendita al dettaglio.
Un dato sconvolgente che andrebbe oltre la media di fallimenti e chiusure successive alla crisi finanziaria del 2008.
La recessione starebbe quindi per colpire una parte del mercato del lavoro statunitense che negli anni ha vantato un tasso di disoccupazione minimo, secondo il Bureau of Labor Statistics.
Il solo settore retail ha perso nell’ultimo anno una media di 9.000 posti di lavoro al mese.
Chiudono i negozi e salgono invece le vendite online, con l’e-commerce che continua a registrare una crescita esponenziale.
Così come i negozi a Manhattan chiudono anche i Mall nel Midwest e nel resto degli Stati Uniti e gli immobili ad uso commerciale restano sfitti.
MIGRAZIONE
Siamo davanti a quello che gli analisti definiscono “effetto Amazon”, perché le spese migrano dai negozi in “Fisici” al mercato online, controllato dal colosso e-commerce fondato da Jeff Bezos.
Non stupisce dunque che tra il 2010 e il 2018, le vendite di Amazon in Nord America sono aumentate del 500%, passando da 16 a 80 miliardi di dollari.
Analisi
Analizziamo il fenomeno che dal punto di vista occupazionale ed urbanistico presenta tutta una serie di criticità.
I centri logistici dell’e-commerce impiegano molti meno dipendenti rispetto ai negozi tradizionali: 0,9 dipendenti per ogni milione di dollari di vendite, rispetto ai 3,5 dipendenti impiegati in un negozio fisico.
La crescita dell’e-commerce priva i centri cittadini di una parte essenziale del proprio tessuto urbano, la chiusura dei piccoli esercizi e delle attività a conduzione familiare, hanno già portato le grandi città somiglianti sempre di più.
Non Luoghi
Dopo i “non-luoghi” impiantati nelle città come spazi contrapposti ai luoghi antropologici, oggi l’e-commerce rischia di svuotare gli spazi commerciali dei centri urbani americani.
Come accadde nel 2008
In Italia valutiamo che l’incidenza delle vendite online è ancora relativamente bassa, rispetto ai volumi delle vendite nei negozi “fisici” seppure sia in rapida ascesa.
In Inghilterra la quota di mercato delle vendite online si aggira attorno al 20% sul totale, in Italia la percentuale si attesta al 7% del totale.
Le associazioni di categoria quali Confcommercio e Confesercenti dichiarano che la chiusura dei negozi dovuta all’ e-commerce è errato.
RETAIL
Ma esiste la crisi delle vendite al dettaglio in Italia?
Realisticamente la chiusura o la mancata apertura di nuovi esercizi è da imputare ad un insieme di fattori.
Il principale è il persistente calo dei consumi, senza trascurare il mutamento nelle abitudini dei consumatori.
Per esempio, i consumatori hanno ridotto la spesa destinata all’abbigliamento, nel 2016 si è destinato il 4,7%, nel 1992 si registrava un 13,6%.
ANALISI
Analizzando il mercato dei consumi sono cambiate le abitudini di acquisto dei consumatori:
- Il settore viaggi, cresce stabilmente così come le presenze registrate negli Airbnb di tutto il mondo.
- Globalmente dal 2010, le compagnie aeree, hanno registrato un incremento continuo e graduale dei passeggeri.
- Nel 2016 le compagnie aeree statunitensi hanno stabilito un record, registrando 823 milioni di passeggeri.
- Il traffico aeroportuale italiano registra 175 milioni.
- I ristoranti, soprattutto quelli che hanno mantenuto standard adeguati, mostrano numeri positivi; nel 2016. Per la prima volta in assoluto, gli americani hanno speso più denaro nei ristoranti e nei bar che nei negozi di alimentari.
Si acquistano sempre più esperienze a discapito dei beni materiali: questa è la chiave per comprendere le nuove tendenze dei consumatori e il modo in cui vogliono spendere i propri soldi.
ESPERIENZE
Queste esperienze, hanno un alto potenziale ”social”, adatte quindi ad essere postate su Instagram o Facebook e per questo saranno apprezzate dai Millennials, dalla Generazione Z, ma non solo.
I beni materiali si acquistano online quando questo si percepisce come conveniente e impersonale, a discapito dell’interazione con commessi demotivati e non formati.
CONCLUSIONE
Il settore retail, quello dei negozi così come li conosciamo oggi, è in piena evoluzione.
Gli imprenditori devono attirare clienti con strategie diverse da quelle attuali, anticipando le esigenze del cliente.
Per prevenire la crisi delle vendite al dettaglio, anche in Italia.